Nonostante le varie conquiste da parte del mondo femminile, gli adeguamenti normativi varati per limitare le disparità, le commissioni pari opportunità e gli obblighi legislativi per l’accesso delle donne alla politica e nei vari settori della società, permangono ancora discriminazioni nei confronti dell’universo femminile. A fronte di poche donne che raggiungono posizioni di vertice la maggior parte di esse vive ancora in condizioni di difficoltà. Perdura sempre un certo stupore quando una donna diventa presidente di un’istituzione di rilievo come è avvenuto per la recente nomina a Presidente della BancaCentrale Europea di Christine Lagarde ed a Presidente della Commissione Europea di Ursula von der Leyen. Analoga è stata la sorpresa per la nomina a Presidente della Corte Costituzionale di Maria Cartabia; indicativo è il fatto che all’atto della sua nomina abbia affermato “ho rotto un cristallo. Spero di fare da apripista. Spero si possa dire in futuro che anche da noi età e sesso non contano, come ha detto la neo premier finlandese; però in Italia ancora un po’ contano: se nel 2019 l’elezione di una donna alla presidenza della Corte Costituzionale fa notizia ciò vuol dire che siamo indietro di ottant’anni.
La mancata realizzazione della parità fra i due generi è dovuta, oltre a ragioni di ordine storico ed economico all’assenza di una cultura attenta e rispettosa delle diversità; è ancora diffusa la sottovalutazione della potenzialità delle donne che, tra l’altro, hanno raggiunto un livello d’istruzione e di formazione non inferiore a quello degli uomini.
C’è poi un altro aspetto sul quale riflettere, come ha evidenziato Papa Francesco, quando ci si riferisce alle donne; spesso se ne parla modo funzionale: la donna deve fare, ha una serie di obblighi, ecc., ma non si dice che senza di lei il mondo non sarebbe così, che la donna porta nel creato una ricchezza specifica, che porta armonia. L’uomo e la donna non sono uguali, non sono l’uno superiore all’altra. E’ proprio della donna prendersi a cuore la vita. La donna ci indica che il vivere non è continuare a produrre cose, ma prendersi cura dell’esistente, e cioè dell’ambiente in cui viviamo.
Ci richiama al rispetto della vita ed a quanto la rende pienamente umana, ad una realtà sociale che non si deve più fondare sul primato della produzione e sulle logiche esclusivamente economiche.
Papa Francesco ci invoglia a riflettere sul fatto che la questione femminile è una questione sociale e come tale interroga tutta la società; non si limita a rivendicare i diritti delle donne, ma riguarda tutto l’assetto della società e comporta la partecipazione e la collaborazione di ognuno di noi.
Ci attende un grande compito educativo che da un lato elimini i luoghi comuni, la cultura del consumo e dello spreco e ci porti a riflettere su come ottenere una società nella quale prevalga il primato della persona e siano eliminate le prospettive individualistiche che esaltano i diritti senza prevedere i doveri. E’ opportuno inoltre ricordare che le conquiste raggiunte nelle nostre realtà locali sono importanti, ma che non devono essere dimenticate le discriminazioni e le sofferenze che nel mondo le donne incontrano ai più vari livelli. Queste situazioni di estremo disagio devono indurci ad operare per il raggiungimento di una effettiva parità che passa attraverso l’ottenimento di migliori condizioni di vita e di uguaglianza, senza esclusione alcuna.
Con il riconoscimento della dignità della donna nella parità tra uomo e donna, si pongono le condizioni imprescindibili per un equilibrato ed armonioso sviluppo della nostra società.
Liliana Magliano
Presidenza Regionale ACLI Piemonte
Coordinamento Regionale Donne ACLI Piemonte