Le ACLI a Congresso….
Ancora una volta, innanzitutto nella nostra primaria qualità di soci, siamo chiamati a partecipare a questo percorso collettivo relazionale e democratico che chiamiamo Congresso. Non riflettiamo abbastanza sul valore di questa “pratica sociale” posta alla base della nostra esperienza associativa. Perchè forse non cogliamo più, nella sua importanza vitale, il senso, il significato e la portata reale della parola Partecipazione. Anzi possiamo dire che, in particolare noi adulti di oggi, stiamo diventando la generazione che più di altre, porta sulla coscienza la responsabilità di aver dimenticato la necessità vitale, per la nostra società, per la nostra associazione della Partecipazione. Negi ultimi 20 anni troppo spesso si è delegato tutto a presunti leader ( sarebbe importante approfondire tra di noi che cosa significa essere davvero dei leader, non ora, ma è opportuno farlo!). Si è preferito l’astensione, in primo luogo del diritto/dovere di voto, ma più in generale da ogni forma di partecipazione organizzata; si è smesso di iscriversi ai partiti o ai sindacati. Ancora: si sta rifiutando l’esercizio della memoria che passa dall’insegnamento di chi ha combattuto e dato la vita per garantirci la libertà, arrivando a quanto scritto nella Costituzione della Repubblica in cui questi valori sono sanciti. Si è rifiutato ad altri, magari stranieri, la possibilità di “PARTECIPARE” forse perché impaurirti dalla lezione morale che avrebbero potuto darci. Si è preferito l’individualismo, l’ignavia, la superficialità, i comodi social e le fake news per costruire paure, divisione e odio. Oggi è più comodo che la gente non pensi! Riflettere sulla partecipazione può aiutarci a riinpossessarci del cuore della democrazia? Democrazia le cui forme classiche si sono oramai consumate e hanno lasciato spazio, nella formazione delle idee politiche, ad altri processi: le lobby, i sondaggi, la cooptazione, la corruzione, la criminalità organizzata…
La Partecipazione non è dunque un tema astratto, a partire dalla nostra associazione! Quantità e qualità della partecipazione definiscono il grado di vitalità di una società (o di una organizzazione come la nostra), le sue capacità di reagire alle avversità ma anche la sua capacità di innovare, di crescere, di farsi carico delle ingiustizie e di camminare insieme.
In Italia la Partecipazione, in qualche modo, sta crescendo. Onestamente… non tanto per merito nostro….. ma per l’impegno crescente, la sensibilità e l’entusiasmo di migliaia di giovani e giovanissimi che, nell’ultimo anno, sono scesi in piazza per il clima e per una politica nuovamente e fieramente antifascista, antipopulista e antirazzista. Dal movimento di Greta alle Sardine (40.000 persone a Torino …100.000 persone a Roma nella manifestazione nazionale), c’è un nuovo orgoglio che contagia uomini, donne, giovani , adulti , anziani; riempie le strade e le piazze di grandi e piccole città e sostiene, lo speriamo di cuore, una nuova stagione di impegno sociale e politico. Queste piazze sono, insieme, una grande speranza e un monito. Speranza perché ci parlano di una coscienza civile che pensavamo sopita e di giovani che, senza organizzazione, convocazioni organizzate dagli adulti o leader carismatici, scelgono di metterci la faccia. Un monito perché ci parlano della nostra incapacità di coinvolgerli e perché noi sappiamo bene che quella Partecipazione senza una progettualità politica, senza una capacità concreta di tradursi in azione concreta e per trasformare la realtà, rischia di perdersi nella mera testimonianza. Noi lo sappiamo perché ci siamo passati e perché il senso profondo della nostra associazione è esattamente questo: partecipare per tradurre valori e impegno civile in politiche a favore degli ultimi e dei lavoratori. E proprio qui sta la nostra crisi !
Il Congresso dovrà, a mio modo di vedere, rispondere principalmente a questa sfida. Dovrà decidere i modi “nuovi” e le azioni concrete, i cambiamenti necessari e le scelte politiche per ridare forza alla nostra Partecipazione e per unirla, in un progetto più ampio di noi stessi, a quella di questi ragazzi. Con umiltà e provando a rovesciare i paradigmi che ci hanno frenato fino ad oggi. Riprendendo un concetto di Stefano Tassinari espresso nella recente Assemblea Interregionale dei Promotori Sociali a Spotorno, la partecipazione è essenzialmente ruolo, potere e responsabilità̀! Se io ACLI non consegno queste cose alle persone che aggrego non faccio partecipazione. Se accentro queste tre qualità, che sono l’essenza della democrazia, non faccio partecipazione e non genero il cambiamento. È proprio questo il difetto della democrazia di questo Paese e, probabilmente, anche della nostra associazione. Il dirigente “nuovo” consegna potere, non lo chiede facendoselo consegnare sotto forma di delega. Vale anche per le ACLI nel loro complesso. Perché c’è un gran bisogno nel Paese delle ACLI ma di quelle ACLI popolari, movimentiste, territoriali, aperte e di frontiera capaci di unire un forte pensiero politico ad una rete e una presenza nelle comunità dove vivono quei ragazzi. C’è bisogno di ACLI a servizio della Partecipazione. ACLI accoglienti, concrete, autonome, politiche, sociali presenti anche in modo radicale come strumenti del rinnovamento della politica e presidio di memoria e di democrazia.
Avendo presente questo contesto sociale generale proverò a riflettere ora del nostro Piemonte. La situazione economica e sociale è generalmente in forte difficoltà, con alcune realtà territoriali in piena regressione . Il tasso di disoccupazione nell’ultimo trimestre in Piemonte è del 7,8% in aumento dell’0.5% rispetto ad un anno prima. Le ore di cassaintegrazione ordinaria e straordinaria nel primo semestre del 2019 sonno state 14,7 milioni in calo sul 2018 ma ancora una realtà pesantissima per moltissime famiglie. La fiaccolata promossa dai sindacati nel dicembre scorso a Torino sulle tante aziende in crisi con pesanti ripercussioni occupazionali, lo dimostra ampiamente. L’incidenza delle persone che vivono in famiglie in povertà relativa sui residenti è del 9,3% (dato 2018). In Piemonte il 13% dei minori versa in situazione di povertà relativa mentre salgono al 27,9% quelli a rischio di povertà ed esclusione sociale (Dato 2017). Il PIL piemontese, dopo una crescita dell’1,1% nel 2018 superiore alla media nazionale (0,9%) denuncia recenti segni di forte frenata, tanto che per il 2019 è prevista una crescita dello 0,2% e per il periodo 2020-2022 si parla di una moderata espansione, al tasso medio dello 0,8%. Dati che non possiamo ignorare e che ci raccontano di una dinamica incerta e molto preoccupante. Quella stessa dinamica che alimenta quel senso di insicurezza e di precarietà sociale che alimenta il populismo e la convinzione di molti che il nemico sia fuori da noi: l’immigrato, l’Europa, i poteri forti, i lavoratori del pubblico, le donne, i giovani, gli anziani…
Sul piano nazionale la politica sembra in perenne stato confusionale. Dal 4 Marzo 2018 viviamo un continuo conflitto senza decisioni. Una lotta tra alleati, avversari e financhè compagni di partito senza che questa produca ne’ vincitori ne’ scelte (dentro ad uno scenario europeo debole e frammentato…l’ultima votazione in Inghilterra relativa alla Brexit avrà sicuramente ripercussioni). La triste verità è che viviamo in una assenza di Governo perché la politica in crisi non riesce ad affrontare i problemi e darsi un orizzonte. Siamo in una perenne campagna elettorale fatta di attacchi e demagogia mentre i processi di trasformazione economica e sociale continuano a fare vittime e a far perdere al Paese opportunità e sfide. Su tutto ciò pesa l’emergenza climatica, che ci investe e ci colpisce dove siamo più fragili: la complessità geografica del nostro Paese, il dissesto idrogeologico, lo stato indecente delle nostre infrastrutture, la ancora forte economia rurale, le crisi industriali sempre più legate all’ambiente a alla salute. Una situazione che richiederebbe una politica determinata, investimenti forti (peraltro investimenti produttivi come sarebbero, ad esempio, quelli ambientali) e una efficienza ed efficacia della risposta amministrativa di altro genere.
Riuscirà questa politica a reagire? Riuscirà il Parlamento ad uscire dal circolo vizioso dei personalismi e degli interessi di parte? Riuscirà il Governo a risolvere i propri problemi di coesione e a raccogliere la sfida dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile? Quale ruolo avrà il nuovo Governo Regionale dentro questi processi ? E ancora…. Come possono le ACLI contribuire ad uscire da questa fase di crisi della politica e dare un contributo vero, da cristiani impegnati e da cittadini attivi?
Domande che rimandano al percorso congressuale, a tutti i livelli della nostra Associazione.
VERSO IL CONGRESSO
Questo è il Consiglio Regionale che convoca il XIV Congresso Regionale, appuntamento fondamentale per verificare il lavoro svolto in questi anni, impostare il programma futuro e per eleggere il nuovo gruppo dirigente per i prossimi quattro anni nella nostra Regione.
Colgo l’occasione oggi per ringraziare di cuore tutti voi per la costante partecipazione di questi quattro anni e il contributo di idee che avete portato nei nostri incontri. Partecipazione e coinvolgimento essenziali per essere e fare “gioco di squadra” a livello Regionale. Davvero grazie di cuore ! Si possono anche vivere conflitti aspri e momenti di sfiducia, ma occorre sempre ricercare nelle esperienze quotidiane anche difficoltose le ragioni valoriali di senso più vere e profonde del nostro agire soggettivo e collettivo.
Ed è proprio con questo spirito ritengo che occorre avvicinarci all’imminente periodo congressuale, ognuno con il proprio ruolo ma consapevoli che l’unità di intenti è la condizione essenziale per continuare a costruire in modo coeso una “Casa Comune” nel nostro Piemonte e contribuire anche a “condizionare” le scelte associative Nazionali future.
Come ACLI del Piemonte abbiamo sempre cercato, con i nostri limiti e le nostre qualità, e forse anche con uno stile a volte burbero ma sincero e concreto che contraddistingue la nostra gente, di camminare su questa strada. Nel lavoro fatto con lo sviluppo associativo, con la formazione negli incontri regionali annuali, con le progettualità che abbiamo messo in campo sul tema dell’immigrazione, del lavoro, della povertà, del welfare, con l’impegno nel Forum del Terzo Settore, nell’Alleanza contro la Povertà, nell’Alleanza per la non autosufficienza, nella Pastorale Sociale e del Lavoro, nelle tante iniziative sociali coinvolgendo i soggetti sociali e le Istituzioni, nel prezioso impegno delle nostre Associazioni Specifiche e Professionali, dei nostri Servizi e delle nostre Imprese. Lo abbiamo fatto tenendo sempre come criterio la misura e i bisogni delle nostre realtà territoriali, senza fughe in avanti e senza lasciare indietro nessuno. Credo che questo ci possa essere riconosciuto !
E’ davvero importante mantenere il nostro ruolo educativo, culturale e sociale nei territori e nelle comunità, in coerenza con le tre fedeltà delle ACLI (ai Lavoratori, alla Democrazia e alla Chiesa), attraverso un impegno costante per ridurre le diseguaglianze sociali e le situazioni di povertà.
Fondamentale ritengo allora dare Continuità alla nostra esperienza piemontese, nella Progettualità Associativa, nelle Modalità Organizzative …con coesione e unità ! La Collegialità e il Gioco di Squadra del gruppo dirigente piemontese devono continuare ad essere elementi caratterizzanti del nostro agire, all’insegna della corresponsabilità, della valorizzazione delle competenze e delle differenze, con una costante attenzione al servizio e al coinvolgimento di Tutti i nostri territori…dalla più piccola alla più grande Provincia infatti ognuna contribuisce a rendere significativa la nostra Regione !
Per queste ragioni questo nostro Congresso Regionale ha anche il compito strategico della scelta del gruppo dirigente più adeguato per il prossimo quadriennio nel nostro Sistema Aclista Piemontese . Responsabilità e ruolo da esercitare nella nostra Regione e anche verso il nostro Nazionale, facendo anche “valere” il nostro peso associativo che è reale.
Questo spirito infatti oggi non è presente a livello Nazionale (come è ulteriormente emerso nell’ultimo Consiglio Nazionale), dove sono ormai evidenti schieramenti diversi, in cui è auspicabile emergano ancora più con chiarezza posizioni politiche alternative di conduzione dell’associazione (che ci sono chiaramente), evitando così errate interpretazioni e percezioni di tipo solo personalistico.
Sul percorso congressuale Nazionale avremo comunque modo nei prossimi mesi di riaggiornarci, con l’obiettivo di poter avere una posizione politica coesa regionale che sicuramente ci rafforza, come è già accaduto nel passato, rispetto alle dinamiche con le altre Regioni e con il livello Nazionale , con l’auspicio che si abbia insieme il coraggio di intraprendere scelte profonde di cambiamento e discontinuità di governo per la nostra Associazione.
Il compito di associazioni come le ACLI deve essere quello di favorire sempre il dialogo anche dialettico, nella massima chiarezza, non solo per la promozione della nostra associazione, ma per contribuire a formare in modo solidale la società italiana attuale e futura: compito affidato insieme agli adulti e alle nuove generazioni per la costruzione di una vera cittadinanza eguale per tutti…sfida molto alta che si può affrontare solo insieme !
Auguri di cuore a tutti voi e alle vostre famiglie per un Natale solidale e nuovo Anno in cui possiamo essere testimoni coerenti di speranza per un futuro più equo e giusto per tutti !
Massimo Tarasco