L’editoriale del Presidente Regionale ACLI Piemonte Massimo Tarasco sull’ultimo numero di ACLIline
Cari aclisti e care acliste del Piemonte,
voglio innanzitutto esprimervi, a nome della Presidenza Regionale delle ACLI Piemonte, tutta la nostra vicinanza per la grave crisi sanitaria e, di conseguenza economica e sociale, che le nostre comunità stanno subendo a causa dell’espansione del virus COVID 19. A tutti coloro che hanno perso un loro caro o che sono in ansia per le loro condizioni di salute va il nostro abbraccio e la nostra preghiera pasquale che è sempre, nonostante tutto e contro ogni evidenza, una preghiera di speranza, di liberazione e di rinascita.
La prova che stiamo vivendo insieme è drammatica e carica di interrogativi e un ringraziamento particolare è doveroso darlo ai medici, agli infermieri, agli operatori socio-assistenziali, ai volontari della protezione civile che sono in prima linea in questo periodo. Quasi metà della popolazione mondiale è nelle nostre stesse condizioni e se all’inizio l’emergenza è stata sottovalutata, le dure disposizioni del Governo si stanno rivelando adeguate per impedire l’aumento della gravità dell’infezione e soprattutto per impedire il collasso del sistema sanitario. Ora, più che mai, serve unità, condivisione e quel senso di solidarietà e identità collettiva che sono alla base, anche, della nostra esperienza associativa aclista. Le disposizioni vanno seguite con responsabilità e consapevolezza sapendo che i nostri comportamenti, anche quando ci paiono privi di una immediata tangibilità, sono essenziali per prevenire disagi maggiori e problemi per altri cittadini.
Nel contempo è urgente, anzi vitale, iniziare la riflessione sulla fase 2, sull’uscita dall’emergenza per affrontare l’inevitabile crisi economica e sociale che abbiamo di fronte. Dopo più di un mese dalle prime ordinanze i cittadini, le famiglie e le imprese italiane sono allo stremo. Se da un lato i potenti mezzi finanziari disposti dal governo potranno dare ossigeno a molti soggetti che, per loro natura, lavorano sulla liquidità, dall’altro c’è un’economia che non avrà benefici da un’ulteriore indebitamento e che avrà bisogno di trasformare rapidamente la propria fisionomia imprenditoriale per sopravvivere. Penso al turismo, al comparto della cultura e dello spettacolo, alla ristorazione e altro ancora. E ancora ci sono imprese e servizi che in questo periodo non hanno potuto chiudere, ma che hanno azzerato le proprie entrate. Realtà che non sopravvivranno ad un periodo prolungato di soli costi con il rischio che il “dopo” arrivi senza aiuti concreti. E’ indubbio che la tutela della salute viene prima di tutto e che solo di fronte ad una evidenza scientifica potremo pensare alla riapertura. Tuttavia occorre alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese dare subito una prospettiva credibile e in tutto questo i soggetti deboli pagano come sempre ancora di più (pensate ai lavoratori precari o a tutto il lavoro di cura di colf e badanti). Una prospettiva significa avere e comunicare un piano concreto, decidere e costruire strumenti innovativi, impegnare risorse nella progettazione e nella predisposizione di norme, burocrazie, servizi per la nuova fase che ci aspetta. Non potremo avere una sanità costantemente dimensionata sull’emergenza. Dovremo costruire una sanità nuova, paradossalmente più territoriale, diffusa, preventiva e attrezzata per reagire con immediatezza, con una ancora più chiara gestione pubblica, come Bene Comune da tutelare. In particolare avremo bisogno di rafforzare le politiche dei servizi alle persone e agli anziani, investendo maggiormente sulla domiciliarità. Il dramma che stiamo vivendo nelle RSA e nelle famiglie che hanno visto i propri anziani morire a casa senza assistenza adeguata non può più accadere. Occorre un investimento forte di risorse e di formazione per dare un nuovo standard di qualità e di sicurezza, con un rapporto diverso fra Terzo Settore e politiche pubbliche sanitarie e sociali. La preoccupazione centrale riguarda ovviamente la questione economica e sociale, a partire dalle pesanti problematiche del lavoro, dove oggi gli ammortizzatori sociali non sono per tutti e domani esiste il rischio concreto di chiusure e recessione pesante, specialmente se l’emergenza coronavirus si dovesse protrarre nel tempo.
Occorre allora davvero ripensare il nostro modello di sviluppo, a partire da investire e riconvertire le nostre attività, produzioni e servizi che sappiano rispondere alla questione ambientale territoriale, cogliendola anche come opportunità. Il tema della sostenibilità economica è strettamente collegato a quello ambientale e sociale! Centrale è il ruolo della politica, attraverso scelte di indirizzo e sostegno, italiano ed europeo. Sempre più essenziale il ruolo coeso dell’Europa, non solo per solidarietà ma per convenienza reciproca dei Paesi membri, pena l’irrilevanza nello scenario mondiale. In questo scenario sta avendo un ruolo significativo il mondo dell’associazionismo e del volontariato, come sostegno e supporto fondamentali nei territori e nelle comunità. Colgo l’occasione per ringraziare i dirigenti e i volontari di tutto il nostro sistema aclista regionale, in particolare sottolineo l’azione sociale dei Circoli, dei Direttori e degli Operatori dei Servizi e delle Imprese, che in un momento cosi complicato stanno davvero dimostrando sul nostro territorio piemontese grande impegno, disponibilità e professionalità al servizio dei cittadini, a partire dai più deboli. I corpi intermedi, come le nostre ACLI, hanno e avranno una sfida per l’emergenza attuale e il post emergenza sociale, in cui dimostrare autorevolezza e credibilità, attraverso anche il coraggio di ripensarsi e riorganizzarsi. E allora in questi momenti difficili, ma anche di speranza Pasquale, giunga a tutti voi l’augurio per un futuro davvero da costruire insieme!
Massimo Tarasco
Presidente ACLI Piemonte